a cura di Clarissa Bruno, Eleonora Forneris
Con il termine terapia fisica (o strumentale) si intende una branca della riabilitazione che si occupa della cura del paziente mediante l’utilizzo di apparecchiature elettromedicali. Le terapie strumentali trovano un parziale riscontro nella gestione della sinovite caratteristica del paziente con emofilia(PWH)[1]. Queste modalità d’intervento a disposizione del fisioterapista, possono essere un coadiuvante alla terapia manuale, ma non sostituirsi ad essa. Ad oggi, sulla base di un’accurata revisione della letteratura, è possibile affermare che le terapie fisiche che possono essere utilizzate nel paziente emofilico sono le seguenti:
- Elettroterapia: l’elettrostimolazione viene utilizzata al fine di mantenere il tono muscolare senza indurre ulteriori stress per l’articolazione. In uno studio effettuato su 30 persone, 15 hanno effettuato delle sessioni di elettrostimolazione, sul bicipite brachiale di entrambi gli arti, in 8 settimane, mentre le altre 15 non hanno effettuato alcun trattamento e hanno rappresentato il gruppo di controllo. Al termine delle 8 settimane si è potuto verificare come nei pazienti trattati vi è stato un aumento del 15,8% del diametro degli arti e un aumento di forza pari al 4,6%, mentre nel gruppo controllo non si è riscontrato alcun cambiamento significativo[2].
- Tens (transcutaneous electrical nerve stimulation): utilizzata per la gestione del dolore. In uno studio condotto su 36 pazienti che hanno ricevuto una sessione di tens e una sessione placebo. Si è potuto notare, mediante valutazione del McGill pain questionnaire prima e dopo la sessione, che nel 71 % dei pazienti sottoposti a tens ci sia stata una riduzione del dolore del 50%, risultata invece solo del 25% nei pazienti a cui è stato fatto un trattamento placebo[3].
- Laserterapia, praticata per ridurre il processo infiammatorio delle principali componenti dell’articolazione; in uno studio in cui si è messo a confronto il laser con la magnetoterapia per il trattamento dell’emartro nei bambini, si è dimostrata la maggiore efficacia del trattamento con il laser rispetto alla magnetoterapia.
- Ultrasuonoterapia: l’ultrasuonoterapia emette onde sonore. L’uso dell’ultrasuonoterapia a 1 MHz potenzia la fibrinolisi enzimatica attraverso un meccanismo atermico all’energia che può potenzialmente essere applicata per accelerare i processi di fibrinolisi terapeutici[4].
Le sue indicazioni includono rilassamento muscolare, riduzione dell’edema, del gonfiore e del dolore[5]. Le terapie fisiche controindicate sono le seguenti:
- Diatermia o tecarterapia: seppur la diatermia ha, parzialmente, dimostrato di ridurre il dolore, lo spasmo muscolare, lo stato infiammatorio e l’edema, nei pazienti sani, il meccanismo di vasodilatazione che produce non può essere assolutamente indicato per i PWH, in quanto vi è un aumento della temperatura a livello tissutale che potrebbe favorire l’insorgere di un nuovo sanguinamento, con conseguente peggioramento del quadro clinico [6].
- Onde d’urto (ESWT – extracorporeal shockwave therapy): è un trattamento proposto prevalentemente in medicina dello spor e per disturbi muscolo-scheletrici. L’energia distruttiva o disgregante delle onde d’urto è utilizzata nella litotrissia extracorporea, dove l’onda d’urto, colpendo una massa solida, può frantumarla. [7][8]. Per la particolare modalità di funzionamento risulta controindicata per il trattamento dei PWH.
Considerazioni
La terapia fisica potrebbe essere considerata come un ulteriore strumento a disposizione del professionista esperto, in particolar modo per quanto riguarda la gestione dell’evento emorragico in fase sub-acuta (ematoma/emartro). Tuttavia, non è stato possibile rilevare in letteratura delle evidenze scientifiche che comprovino il loro utilizzo (timing, frequenza, modalità, ecc…) nel trattamento della sinovite tipica del paziente emofilico. Inoltre, La terapia strumentale ha delle controindicazioni relative nel trattamento dei bambini dato che i tessuti e le ossa sono in una fase di accrescimento. La terapia strumentale pertanto, può essere completamente sostituita con bendaggi, impiego del ghiaccio, terapia manuale ed esercizio terapeutico.

Bibliografia
- Tiktinsky R, Chen L, Narayan P. Electrotherapy: yesterday, today and tomorrow. Haemophilia 2010;16 Suppl 5:126-31. doi: 10.1111/j.1365-2516.2010.02310.x.
- Gomis M, González LM, Querol F, Gallach JE, Toca-Herrera JL. Effects of electrical stimulation on muscle trophism in patients with hemophilic arthropathy. G.Arch Phys Med Rehabil 2009;90(11):1924-30. doi: 10.1016/j.apmr.2009.05.017
- Roche PA, Gijsbers K, Belch JJ, Forbes CD. Modification of haemophiliac haemorrhage pain by transcutaneous electrical nerve stimulation. Pain 1985;21(1):43-8.
- Francis CW, Onundarson PT, Carstensen EL, Blinc A, Meltzer RS, Schwarz K, Marder VJ, Ehancement of Fibrinolysis In Vitro by Ultrasound. J Clin Invest 1992;90(5):2063-2068. https://doi.org/10.1172/JCI116088.
- Kaya BB, Icagasioglu A. Ultrasound therapy in iliopsoas hematoma. North Clin Istanb. 2017; 4(2): 180–184. doi: 10.14744/nci.2016.73644
- Goats GC. Continuous short-wave (radio-frequency) diathermy. Br J Sports Med. 1989 Jun; 23(2): 123–127. doi: 10.1136/bjsm.23.2.123
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- Chung B, Preston WJ. Extracorporeal shockwave therapy: a review. Sports Med 2002; 32:851-856. doi:10.2165 / 00007256-200232130-00004.