a cura di Silvia Riva

Accanto alle importanti riflessioni mediche sulla pandemia da COVID-19 nella popolazione pediatrica e adulta, non possiamo non volgere lo sguardo anche sugli aspetti psicologici.
In quest’ultimo anno sono state evidenziate diverse conseguenze psicologiche della pandemia da numerose ricerche nazionali e internazionali su bambini e adulti.

Nei bambini, sono stati riportati uno stato più evidente di irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia, sensazione di mancanza d’aria e una significativa alterazione del ritmo sonno-veglia. Si aggiunge anche una percentuale maggiore dei disturbi d’alimentazione che si riscontrano più frequentemente nella fascia adolescenziale.
Il lockdown e la chiusura della scuola hanno segnato profondamente i nostri bambini perché la pandemia ha imposto un brusco cambiamento di abitudini: la didattica a distanza, la mancata relazione coi pari, il rapporto con gli insegnanti sempre più labile, la mancanza di spazi condivisi, luoghi e i ricordi da condividere.

Nei nostri bambini con emofilia, occorre avere un occhio di riguardo per queste possibili problematiche che, seppure non correlate alla malattia emofilica, hanno un forte impatto sulla qualità della vita individuale e familiare.
Qualità della vita che, nell’ultimo anno, è diventata fragile e impoverita anche per gli adulti e le famiglie. Il lockdown e le disposizioni sulle restrizioni hanno causato un forte stress. Recentemente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha sottolineato l’importanza di non sottovalutare questo forte stress che chiamano “pandemic fatigue”.

La pandemic fatigue (o stress da pandemia) può essere descritta come una condizione di demotivazione e stanchezza mentale nel seguire con perseveranza e attenzione tutti i comportamenti di prevenzione al contagio (e.s. il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale, l’uso e il cambio della mascherina) e nell’accettare i divieti sociali prescritti dai nostri governi (e.s. non uscire di casa se non strettamente necessario).

Si tratta di una condizione segnalata dall’OMS che si è riscontrata in  tutti i Paesi del mondo, sia tra le persone che hanno avuto l’esperienza diretta del contagio e sia tra quelli che non sono stati contagiati personalmente.

Perché la pandemic fatigue non è da sottovalutare? Perché si tratta di una condizione che crea un forte stress mentale cronico.
L’uomo, al pari degli altri esseri animali, è preposto fisiologicamente e socialmente a reagire al pericolo (ovvero a una situazione stressante). Il meccanismo di reazione allo stress rende l’uomo allerto, pronto a reagire e a non soccombere a un evento. Tuttavia, quando lo stress diventa prolungato, il meccanismo si logora con conseguenze sui processi fisici e mentali. A livello fisico, lo stress cronico può compromettere il nostro sistema immunitario rendendoci più vulnerabili a patologie e infezioni. A livello mentale, lo stress cronico ci rende demotivati, esposti a infrangere regole e con una percezione di noi stessi come meno capaci di intervenire sulla realtà per rispondere a un evento negativo.

Far fronte alla nuova pandemia da COVID-19 richiede un forte contributo di ciascuno. Il supporto psicologico può rappresentare un valido sostegno per far fronte alle difficoltà del tempo che stiamo vivendo e aiutarci a vedere la realtà con una luce diversa.


Per Approfondire…

  • Kontoangelos, K., Economou, M., & Papageorgiou, C. (2020). Mental health effects of COVID-19 pandemia: a review of clinical and psychological traits. Psychiatry investigation, 17(6), 491.
  • Orgilés, M., Morales, A., Delvecchio, E., Mazzeschi, C., & Espada, J. P. (2020). Immediate psychological effects of the COVID-19 quarantine in youth from Italy and Spain. Frontiers in psychology, 11, 2986.

 

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