a cura di Alberto Catalano

Con la deliberazione n° XI/6530 del 20/06/2022 la Giunta Regionale della Lombardia ha approvato il modello regionale per l’attuazione dei percorsi diagnostico terapeutico assistenziali – PDTA.

Nella premessa si afferma:

  • “l’utilizzo e l’implementazione dei Percorsi Diagnostico-Terapeutico- Assistenziali (PDTA) consentono il monitoraggio di efficacia ed efficienza dei servizi offerti per specifiche categorie di bisogni o condizioni di salute migliorando la qualità delle cure e l’uniformità dell’assistenza sanitaria sul territorio;”
  • “i PDTA sono interventi complessi finalizzati alla condivisione di processi decisionali consequenziali standardizzati e mirati all’organizzazione dell’assistenza a gruppi specifici di pazienti, durante un periodo di tempo ben definito, da parte di un team multidisciplinare operante in differenti contesti organizzativi;”.

Si evidenzia anche che la creazione di Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali è prevista dal DM 70 del 2/04/2015 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” nel quale, all’Allegato 1,  si precisa che “In una visione integrata dell’assistenza sanitaria, l’ospedale assicura la gestione del  percorso diagnostico terapeutico del problema clinico di cui si fa carico, sia all’interno del presidio, ma anche all’interno della rete ospedaliera”.

Sulla base di tale normativa, l’ospedale è deputato, dunque, a una funzione specifica di gestione delle problematiche assistenziali dei soggetti affetti da una patologia (medica o chirurgica) a insorgenza acuta e con rilevante compromissione funzionale, ovvero di gestione di attività programmabili che richiedono un contesto tecnologicamente e organizzativamente articolato e complesso, capace di affrontare, in maniera adeguata, peculiari esigenze sanitarie sia acute che post- acute e riabilitative. Ma, deve assicurare anche la gestione del percorso diagnostico terapeutico (PDT) del problema clinico di cui si fa carico, sia all’interno del presidio che all’interno della rete ospedaliera. Ciò al fine di  assicurare che, anche in fase successiva alla prima accettazione, sia garantita l’allocazione dei pazienti presso presidi che dispongano di un livello organizzativo coerente con la complessità assistenziale del caso da trattare. Tale logica di rete deve, inoltre, includere l’individuazione di poli d’eccellenza a livello nazionale e deve essere considerata in una visione solidaristica tra Regioni per la soddisfazione dei casi di particolare complessità (come già avviene in campo trapiantologico). La rete assistenziale ospedaliera deve essere formalmente definita e resa nota ai cittadini.”

La necessità di stilare e condividere tra diversi attori con competenze multispecialistiche un PDTA non deve, quindi, esclusivamente garantire la semplice applicazione della norma di carattere generale ma, come sancito in diversi DM e regionali, deve essere declinata come strumento atto a incrementare il livello di sicurezza, efficacia, efficienza, appropriatezza terapeutico-assistenziale delle cure per un numero, il maggiore possibile, di pazienti, “attraverso l’implementazione delle migliori e più recenti evidenze scientifiche (raccomandazioni ministeriali, linee guida, buone pratiche cliniche, etc..)”.

Alla delibera della Regione Lombardia sono allegati due importanti documenti e due flow chart:

1.“Modello regionale per la compilazione, implementazione, monitoraggio e revisione dei percorsi diagnostico terapeutico assistenziali – PDTA”.

Costituisce il format nell’ambito del quale predisporre, seguendo le indicazioni fornite di tipo operativo e compilativo, un PDTA. Vengono, inoltre definite le modalità da seguire per la pre-produzione e/o la revisione del PDTA.

2.“Manuale generale”.

Rappresenta uno strumento di approfondimento da utilizzare qualora il PDTA, in base al contesto clinico-organizzativo, presenti elevati livelli di complessità come ad esempio nei PDTA a valenza regionale.

La delibera si pone, dunque, come un documento indubbiamente di grande interesse. Rappresenta, infatti, per quanto a nostra conoscenza, il primo esempio, in campo nazionale, di uno strumento utile a “mettere ordine” nel come stendere PDTA rendendoli omogenei, almeno dal punto di vista strutturale.

Grazie all’approccio “integrato, multidisciplinare, multiprofessionale e trasversale” i documenti, infatti, hanno lo scopo di uniformare la “produzione, il monitoraggio e la revisione dei percorsi di cura presso le strutture sanitarie e sociosanitarie, sia in ambito ospedaliero che territoriale/distrettuale, pubbliche e private accreditate a contratto.

Altro aspetto rilevante, sottolineato dalla delibera, è la promozione di un’ adeguata formazione, in ambito regionale, rivolta a chi specificamente coinvolto nella stesura di PDTA, con lo scopo di promuovere una rivalutazione/aggiornamento/riformulazione dei PDTA già prodotti e di far si che quelli di nuova produzione rispondano ai requisiti previsti dalla delibera stessa. In particolare, viene sollevato il problema di porre particolare  attenzione agli obiettivi strategici di integrazione dei rapporti ospedale-territorio alla luce delle indicazioni dettate nel recente PNRR.

Con successivi articoli proveremo ad entrare nel dettaglio dei documenti allegati alla delibera della Regione Lombardia con lo scopo di fornire elementi utili da promuovere in ambito nazionale. Proveremo anche a esaminare le possibili applicazioni nel campo delle Malattie Emorragiche Congenite (MEC) con particolare riferimento all’Emofilia che, tra queste, rappresenta la patologia più prevalente nella popolazione del nostro Paese e per la quale maggiormente urge che siano approntati e formalizzati con specifiche delibere regionali PDTA che esprimano uniformi approcci gestionali su tutto il territorio nazionale.


Per approfondire…