L’AICE esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Giulio Feola, già Direttore del Centro Emofilia di Vallo della Lucania, amico carissimo e collega stimato, con il commosso ricordo di Veronica Grippa e Alberto Catalano, che con lui hanno condiviso due fasi del suo percorso professionale ma, soprattutto, della sua speciale esperienza di vita a fianco dei pazienti.


“Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”, il poeta Foscolo cercava qualcosa di divino per descrivere una morte che è sempre così incomprensibile ma al tempo stesso così necessaria (soprattutto in quei casi in cui si pone come sollievo a tanta sofferenza).

Il Dott. Feola è stato un medico, un amico, un esempio di vita, un riferimento come pochi, un porto sicuro per le infinite avversità che l’esistenza e la malattia riservano.

Un medico competente e professionale e al tempo stesso una persona fortemente empatica e rassicurante.

La famiglia lo ha sempre supportato in quella sua missione di vita che andava ben oltre la semplice occupazione lavorativa. Era un primario “alla mano” senza manie di onnipotenza capace di fare squadra e gruppo con i suoi collaboratori, il suo team. Le sue giornate trascorrevano tra donatori e pazienti da trasfondere, monitorare, seguire, inquadrare ma soprattutto ascoltare.

Il Dott. Feola aveva una particolare sensibilità, un’intelligenza emotiva che gli permetteva di entrare in sintonia con tutti i suoi pazienti. Un rapporto di fiducia in cui il paziente aveva il bisogno di ascoltare non solo il parere clinico ma anche il consiglio personale del Dott. Feola che non era mai solo il primario del reparto ma anche l’amico fidato. I pazienti erano la sua seconda famiglia da aiutare e seguire, supportare e guidare. Con i pazienti emofilici organizzava progetti, pianificava iniziative, condivideva serate e trascorreva momenti conviviali. Il suo ufficio in reparto non era un ufficio qualunque ma un luogo sicuro e riservato di incontro con i pazienti e di confronto con i collaboratori, era un luogo di accoglienza e ospitalità.

La sua umiltà gli consentiva di stare sempre un passo avanti rispetto all’andamento generale: era sempre propositivo e costruttivo nelle critiche, mai ostile o avverso per presa di posizione. I giorni festivi non erano poi così diversi da quelli feriali: la sua disponibilità andava ben oltre la semplice reperibilità. Il Dott. Feola ci ha donato quanto di più prezioso avesse: il suo tempo.

Ha “riempito” quel “suo” tempo con noi di insegnamenti che adesso vogliono rendere grazie proprio a chi li ha condivisi. Una preghiera di Henry Scott Holland recita così “la nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene.” Ecco il Dott. Feola in questo momento mi direbbe proprio così “rassicurati, va tutto bene”.

Veronica Grippa


Era il 1989, al termine dei lavori durati circa un anno, veniva aperto il Centro trasfusionale di Vallo della Lucania di cui ero primario. Dopo alcuni mesi si presentò un collega poco più che trentenne, Giulio Feola, al suo primo incarico di medico ospedaliero. Ricordo che in quel periodo oltre alle attività proprie della medicina trasfusionale, desideravo fortemente potenziare quelle relative al Centro Emofilia che da pochi mesi avevo attivato e che era stato già riconosciuto a livello istituzionale.

Ebbi come un’intuizione e gli chiesi se voleva dedicarsi all’assistenza dei pazienti coagulopatici. Devo dire che Giulio si applicò alla materia con passione ed entusiasmo. Nel giro di pochi anni il Centro Emofilia di Vallo della Lucania è cresciuto prepotentemente tanto da accogliere pazienti provenienti da Provincie e regioni limitrofe.

Come non ricordare quelle lunghe ore, anche notturne, trascorse gomito a gomito, nel fare una diagnosi difficile o discutere su una scelta terapeutica complessa. Ma oltre all’aspetto squisitamente medico ed alla competenza, voglio ricordare l’aspetto umano.

Giulio sapeva instaurare con i pazienti e le loro famiglie rapporti veramente amichevoli basati su modalità comunicative spontanee ed immediate, qualità molto importanti, in una medicina sempre più tecnicistica.

Giulio non era solo il medico curante, ma un riferimento solido e sicuro, un ruolo svolto con modestia ma sempre con altissima competenza. Ci ha lasciato dopo mesi di sofferenze sopportate con coraggio e dignità, in un momento in cui, andato in pensione, poteva godere con piacere del suo tempo.

I pazienti, già dispiaciuti per il suo pensionamento, ora sono sconvolti e si sentono orfani, il tutto testimoniato da manifestazioni di affetto e cordoglio che stanno pervenendo a me “padre putativo”. Caro Giulio riposa in pace.

Antonio Catalano